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Robin Round Story

I - REVENANT di Vanamonde

Un esile sibilo, come uno starnuto trattenuto, attraverso` la saletta, proprio mentre Alcide Mereghetti, cameriere in forza al ristorante "La Scogliera 4", faceva il suo ingresso per controllare se i clienti avevano bisogno di qualcosa. La guardia del corpo, che stava in piedi accanto al tavolo, e che non mancava mai di innervosire Mereghetti, puntandogli addosso uno sguardo truce e accarezzando nervosamente la fondina ogni volta che il povero cameriere appariva nel riquadro della porta, reagi` in modo inatteso all'insolito rumore: sussulto`, assunse un'espressione vacua, descrisse una mezza giravolta e crollo` a faccia in giu` sul tavolo, atterrando sul branzino che Mereghetti aveva trionfalmente depositato in tavola poco tempo prima. Rimase li`, gli occhi fissi sull'espressione altrettanto vacua del branzino. Dal foro che aveva nella tempia sinistra colava abbondante sangue, circostanza che non manco` di sconvolgere Mereghetti. "Potrei far finta che sia ketchup", penso` il cameriere, cercando di darsi un contegno. Ma le cose non migliorarono di molto. Ketchup su un branzino, che idea disgustosa! Finalmente decise che il miglior modo per cavarsi di impiccio era sollevare lo sguardo dal cadavere e rendersi conto della situazione.

I due commensali, un uomo di mezza eta` e un'avvenente giovane donna, sembravano un po' scossi ma non particolarmente agitati. Forse pero` la loro tranquillita` era forzata, dovuta soprattutto alla pistola che proprio in quel momento si stava avvicinando al tavolo, accompagnata da un giovane alto, con i capelli arruffati e gli occhi spiritati.

La pistola, la cui canna era preceduta da un voluminoso silenziatore ("E` fatto cosi` un silenziatore?") aveva un aria decisamente autorevole, e Mereghetti decise che era opportuno non contrastare la sua avanzata. Lentamente (MOLTO lentamente) fece tre passi indietro, lasciando lo spazio necessario perche` la pistola e il giovane (che ora era portatore anche di un sorriso decisamente beffardo) potessero accostarsi al tavolo.

"Come vedi, sono di ritorno", disse colui che stava dietro la pistola. "Non riesco a credere che sia bastato entrare in sala contemporaneamente al cameriere per fregare la tua guardia del corpo; dovresti scegliere meglio i tuoi dipendenti."

"Hai ragione", sospiro` l'altro, scuotendo la testa e osservando tristemente la guardia del corpo distesa sul tavolo. "Credo proprio che dovro` licenziarlo." "Sono contento di sentire che non perdi il tuo umorismo", sibilo` il giovane. "Mi sarebbe spiaciuto dover provare compassione per te". Cosi` dicendo, tese il braccio e punto` la pistola verso la testa dell'uomo, mirando proprio al centro della fronte pelata. "Non sprechero` altre parole per dirti addio." "Fai pure", disse con noncuranza l'uomo minacciato, come se stesse discutendo di una qualche fastidiosa inezia. "Se non ti fai problemi a infliggere un simile sanguignolento spettacolo a una giovane signora..."

"Lascia stare Betty, non metterla in mezzo!" urlo` il giovanotto, salendo di un paio di ottave al di sopra di quello che sembrava il suo tono abituale. Poi, sussurrando, con una voce che pareva quella di un'altra persona, aggiunse: "Non ti preoccupare Betty, andra` tutto bene. Per un po' potra` sembrarti strano, ma ricorderai. Oh, si`, ti giuro che ricorderai." Dunque i due si conoscevano! La vicenda si faceva ad ogni momento piu` avvincente. Una parte della mente di Mereghetti, quel piccolo angolo del suo cervello che non era impegnato nello strenuo sforzo di non cascare per terra dallo spavento, moriva dalla curiosita`. Anche perche` la donna non faceva assolutamente nulla per dissipare il mistero di cio` che stava accadendo: se ne stava seduta con un'espressione da sonnambula, come se tutto quanto si svolgeva di fronte a lei non la riguardasse (ma forse era una lacrima quella che le era apparsa all'angolo dell'occhio mentre il giovane parlava?).

"Va bene, come vuoi tu", rispose imperturbabile l'uomo dalla testa pelata, senza che la sua voce si alzasse di un soffio. "Sono d'accordo, facciamola finita. Diro` solo una parola: ta-kuo!" "E che dovrebbe significare?" ringhio` il giovane, agitando la pistola in faccia all'interlocutore. "Non lo immagini?", rispose questi. Il giovane rimase immobile per circa mezzo secondo, poi sul suo volto si dipinse un'espressione di genuina sorpresa. La stessa espressione che rimase congelata in eterno quando la sua testa mozzata rotolo` fragorosamente sul tavolo, fermandosi su un vassoio, a formare una composizione perfettamente assortita insieme alla guardia del corpo ed al branzino. La donna rimase per un po' a contemplarla, mentre un orrore puro e indicibile le deformava sempre piu` il volto. Poi caccio` un urlo lacerante, si alzo` di scatto rovesciando sedie, e spari` attraverso la porta. "Ecco!" esclamo` testa pelata, in tono risentito. "Ora dovro` portarla dal terapista per il ricondizionamento. Questo imbecille le ha di nuovo scombussolato il cervello.

"Ma porcaccia miseria..." Mereghetti osservava stupito il machete insanguinato che teneva in mano. "Sono stato io a far questo?", chiese. "Certo che sei stato tu! Ovviamente non te ne ricordi, ma ti sei lasciato condizionare quindici anni fa, in cambio della cancellazione di un debito di gioco. Nel tuo cervello era sepolto un programmino che ti insegnava a difendermi. La parola-chiave lo ha messo istantaneamente in funzione. Una piccola misura di sicurezza. Non andrei mai a mangiare in un ristorante privo di queste precauzioni." "E questo? Da dove e` uscito?" chiese ancora Mereghetti, agitando il machete. "Lo tenevi in un fodero legato al polpaccio sinistro. Lo hai tenuto per quindici anni senza mai accorgertene: eri programmato per non sapere di averlo." L'uomo con la testa pelata si alzo` in piedi, passeggiando con aria irritata. "Ma questo imbecille, ovviamente, non immaginava nulla del genere." "E` stato imbecille per l'ultima volta allora, signore" commento` Mereghetti. "Vorrei poterti dare ragione!" esclamo` l'altro tristemente. Purtroppo, prima che lo ammazzassi con le mie mani, si guadagnava da vivere come esperto di clonazione." Si diresse a grandi passi verso l'uscita. "E` l'undicesima volta che sono costretto a farlo ammazzare" concluse, un attimo prima di chiudere la porta.

Abbracciata alla tazza del cesso, Betty non aveva ormai piu` niente da vomitare, e se ne stava li`, a contemplare la luce fluorescente della toilette che si rifletteva sulla superficie dell'acqua. Sapeva gia` cosa sarebbe successo. Tra qualche minuto il maledetto sarebbe entrato, le avrebbe messo una mano, gentile ma decisa, sulla spalla, e l'avrebbe portata via. Cerco` di concentrarsi. Aveva solo pochi minuti per riuscire a ricordare. Ma ricordare cosa?

Nel frattempo, in una tenebra rischiarata solo dalla tenue luminescenza di schermi e display, un corpo ormai quasi adulto fluttuava, immerso in una vasca trasparente, ondeggiando pigramente, sospeso ai molteplici cordoni ombelicali che lo univano alla macchina genitrice. Raggomitolato in posizione fetale, accoglieva con un barlume di soddisfazione (il massimo che gli consentiva la sua coscienza ancora embrionale) il flusso continuo di sostanze nutritive, di impulsi elettrici e di informazioni, destinato a forgiare il suo corpo non ancora completo, a mantenere il tono dei suoi muscoli, a tessere l'intreccio della sua memoria. Proprio in quel momento nel suo cervello si era formata l'immagine di un uomo di mezza eta`, quasi calvo, piuttosto basso, una coppia di nei sulla guancia sinistra. Accolse in se` l'immagine, mentre sul suo volto si disegnava quello che poteva apparire un sorriso beato. Gia` cominciava a odiarla.

 

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